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Sabato 19 ottobre. Presidio contro l’occupazione turca del Nord-Siria e in solidarietà con le comunità del Rojava!

Il 9 ottobre le forze armate turche, approfittando del ritiro del contingente americano, hanno lanciato un attacco (aereo e via terra) in Rojava, regione a maggioranza curda nel nord della Siria, nazione a sua volta sconvolta da una guerra a tutto tondo.
Da tempo il presidente della Turchia, Erdogan, che nel suo paese si comporta come un vero dittatore, fremeva per questa soluzione. L’attacco ha già prodotto più di 500 morti, migliaia di feriti e qualche decina di migliaia di sfollati in fuga dall’area.
Ufficialmente l’attacco all’interno dei confini siriani è stato giustificato con la volontà di creare una “zona cuscinetto” ai confini tra Siria e Turchia, in cui sistemare i profughi della guerra siriana presenti in quest’ultimo paese… ma le vere motivazioni stanno altrove!
Anche la credenza che sia in corso uno scontro puramente etnico è sbagliata e non centra il punto della questione. Pur se esiste la volontà genocida di eliminare i curdi dalla regione, la paura maggiore della Turchia – che come altri Stati ha mira egemoniche e si gioca l’influenza politico-economica sull’area – è quella di veder sorgere ai suoi confini un avamposto di sperimentazione sociale qual è, oggi, il Rojava.
In Rojava, fin dall’inizio del conflitto in Siria, è infatti nato l’esperimento sociale e politico denominato “confederalismo democratico”, un sistema di autogoverno dal basso che, pur con tutti i limiti e le contraddizioni presenti in un contesto di guerra, ha rimesso in discussione gli Stati-nazione e sostenuto l’idea di un’economia solidale, riaffermando il principio di autodeterminazione delle comunità. Un vero e proprio esperimento rivoluzionario e libertario, ecologista e femminista, influenzato anche dal pensiero di Abdullah Ocalan che, dopo la lettura e lo studio del pensatore libertario ed ecologista Murray Bookchin, ha abbandonato l’idea di creare uno stato curdo per abbracciare invece l’idea di un federalismo dal basso, aperto alle più varie etnie, lingue, credenze religiose o atee. Proprio per queste caratteristiche, l’esperimento del Rojava ha richiamato persone e militanti da tutto il mondo, inclusa l’Italia, disposte a combattere per difenderlo dagli attacchi delle milizie dell’ISIS. Più di 11.000 donne e uomini delle forze popolari della Siria settentrionale e orientale hanno dato la vita per liberare questa regione dall’ISIS, come il toscano Lorenzo “Orso” Orsetti.
Un’invasione della regione da parte delle forze turche rianimerà l’ISIS, che potrà diventare ancora una volta una minaccia per tutto il Medio Oriente (ma anche per l’Europa) costringendo centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle loro case e diventare rifugiati.
Quando le partigiane e i partigiani del Rojava hanno respinto gli attacchi dei fondamentalisti dell’ISIS/DAESH sostenuti dalla Turchia, l’Occidente ha sfruttato la loro determinata resistenza, appoggiandola in maniera opportunistica e ricoprendola di elogi.
Ora che, grazie a quella resistenza, l’ISIS è stato ridimensionato gli Stati Uniti di Donald Trump lasciano via libera all’alleato turco, mentre l’Europa rimane vergognosamente assente: non solo la UE non è stata in grado di approvare un embargo comune sulla vendita di armi verso la Turchia, ma molti dei suoi Stati membri continuano ancora adesso a fornire al regime turco armi e soldi per fermare i flussi di profughi della guerra siriana verso l’Europa.
Il governo italiano, molto ipocritamente, il 14 ottobre scorso ha deciso lo stop all’export di armi verso Ankara, ma solo per i “contratti futuri”, quindi le forniture di armi per gli ordinativi già autorizzati nel passato continueranno (degli 890,6 milioni di euro di ordinativi ne devono ancora essere consegnati alla Turchia circa la metà); inoltre l’esercito italiano partecipa tuttora ad una missione NATO (“Active Fence”), nella base militare di “Gazi Kislaşi” in territorio turco, con un contingente di 130 soldati italiani, 25 mezzi terrestri e un sistema missilistico per difendere l’alleato turco (la Turchia è il secondo esercito della NATO!) da eventuali risposte armate provenienti dalla Siria, come confermato dal sito del ministero della Difesa.
Fa pertanto riflettere che in occasione delle giornate di mobilitazione internazionale in solidarietà al Rojava, abbiano avuto la faccia tosta di scendere in piazza personalità, esponenti e dirigenti di partiti che hanno sostenuto e sostengono anche oggi governi che continuano ad inviare armi alla Turchia e partecipano a missioni NATO in appoggio ad Ankara e che, a dirla tutta, nulla condividono degli ideali che animano l’esperimento rivoluzionario del Rojava!
Invitiamo perciò tutte e tutti a partecipare a questo presidio contro l’occupazione turca della Siria del Nord, in solidarietà con la popolazione curda, con le comunità del Rojava e con le popolazioni siriane stremate da anni di guerra! Ma invitiamo anche gli opportunisti politici e i finti solidali a starsene a casa!
Se una strada di pace è percorribile in medio oriente, questa passa anche per la difesa del Rojava e del “confederalismo democratico” che, pur con i limiti e i possibili miglioramenti, ha dimostrato che solo abbandonando i nazionalismi e gli identitarismi settari è possibile costruire comunità aperte e solidali. Difendere il Rojava significa abbracciare, dare risalto e solidarietà a chi continua a lottare per un’idea di società altra, di giustizia sociale, di libertà… in un mondo che invece pare convertirsi in una sua parte abbastanza ampia ad ideali esattamente contrari, di perseguimento del profitto economico e di chiusura e repressione nei confronti delle diversità.
L’esperienza del Rojava parla a tutto il mondo!

 

 

Cesena, 6 aprile, manifestazione contro il governo Lega-M5S e il decreto Salvini

Clicca: Evento FB

Nascosto dietro al drappo della sicurezza, del “prima gli italiani”, del sovranismo nazionale falsamente anti-europeo e dietro al capro espiatorio di turno (immigrato, centro sociale, campo rom) questo governo Lega-M5S, in modo subdolo e in continuità coi precedenti, ha partorito dei decreti di legge che andranno a danneggiare ulteriormente le fasce più deboli (economicamente e/o socialmente), quindi più ricattabili e soggette a sfruttamento, quali disoccupati, immigrati, precari, studenti e donne.
Tagliando su servizi essenziali, come sanità, case popolari e welfare, questo governo favorirà ancora una volta, in linea con il governo Renzi, i grandi investitori azionari, i grandi imprenditori, le agenzie interinali, le banche e le compagnie assicurative (le strutture capitaliste per eccellenza, insomma!) e, come se non bastasse, sull’onda del precedente decreto Minniti, a conferire ulteriore agibilità decisionale ed operativa a prefetture e forze di polizia in genere.

Il Decreto sicurezza – o Legge 1 Dicembre N° 132 – è un’opera degna della “democrazia militare” nella quale ci si ritrova attualmente. Raddoppiare le pene per i reati che sono comunemente associabili alle lotte sociali, criminalizzare le pratiche di lotta degli operai istituendo il reato di “blocco stradale” con pene fino a 12 anni di carcere, aumentare a dismisura le condanne per i reati di occupazione di stabili statali e non (fino a 4 anni di carcere), revocare il permesso di soggiorno alle persone prive di cittadinanza italiana che subiscono una condanna per i reati appena citati, abolire la protezione umanitaria e la possibilità di iscriversi all’anagrafe per i richiedenti asilo, raddoppiare la detenzione amministrativa nei centri di permanenza per il rimpatrio (CPR, ex CIE, moderni lager per persone senza documenti), estendere l’applicabilità delle pistole Taser e del Daspo urbano, creare nuovi crimini come l’accattonaggio o l’attività di parcheggiatore abusivo, è di fatto una dichiarazione unilaterale di guerra verso il povero, l’emarginato, il diverso, il lavoratore sfruttato e verso tutte quelle soggettività e/o collettivi autogestiti che intraprendono strade conflittuali contro Stato, padroni e capitalismo.
Lo sgombero in assetto da guerra dell’ ”Asilo occupato” a Torino e i recenti arresti di anarchici a Torino e Trento la dicono lunga sull’indirizzo politico di questo governo.

Il DDL Pillon, rallentando e problematizzando ulteriormente la pratica del divorzio, è un palese rigurgito cattolico e fondamentalista incurante della reale problematica famigliare che si può riassumere nella violenza di genere, presente in qualsiasi ambito sociale, derisa e sminuita dallo stesso Ministro.

L’operazione “Scuole sicure”, attraverso l’installazione di telecamere all’interno degli edifici scolastici, cani antidroga e controlli di polizia nelle classi, mira a fare di ogni studente un potenziale criminale, mentre nessun fondo è stato stanziato per la manutenzione degli edifici e delle aule che sono fatiscenti, pericolanti e pericolose per studenti e insegnanti.

Com’è possibile tollerare ancora un governo autoritario, xenofobo, razzista e sessista, non solo nel linguaggio e nella forma, ma anche nella sostanza dei decreti emessi, continuatore dell’opera anti-popolare dei precedenti governi con ancora più cinismo e foga?
Com’è possibile tollerare ancora questo clima da “leggi razziali” che alimenta qualsiasi tipo di violenza fisica e morale nei confronti delle persone con un colore diverso della pelle?
È necessario prendere le distanze da questo scenario inaccettabile. È il momento di resistere attivamente tramite la formazione di percorsi che, anche se trasversali tra loro, possano convergere in una delegittimazione collettiva a questo stato di cose.

NON RESTARE A GUARDARE!
VIENI ALLA MANIFESTAZIONE A CESENA IL 6 APRILE
CONCENTRAMENTO ORE 15:30
IN PIAZZA DELLA LIBERTA’

Si invita a lasciare a casa le bandiere identitarie (con simboli o sigle di partito o associazioni) e a portare solo quelle relative all’antifascismo o a movimenti di lotta nei territori (NO TAV, NO TAP, ecc…).

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Persone raggiunte
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Interazioni

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Cesena, 31 Marzo, Presentazione del libro “Gli Arditi del Popolo”

Domenica 31 marzo
dalle ore 19:00
presso “Circolo Magazzino Parallelo”
via Genova 70, Cesena

Presentazione del libro “Gli arditi del popolo” (Milieu edizioni)
e incontro con l’autore Andrea Staid.

Nato come struttura di difesa/attacco del movimento operaio e caratterizzato da un’ampia partecipazione dal basso, quello degli Arditi del Popolo fu il primo movimento che, negli anni 1921-22, si oppose, armi in pugno, all’avanzata e alle violenze dello squadrismo fascista.

Durante la presentazione:
• buffet benefit / antifa
• banchetto con materiale informativo
A cura dell’Assemblea Antifascista di Cesena.
Evento FB: Antifa Forlì-Cesena

Report del 16 marzo a Ravenna

Grazie a tutt* le compagne ed i compagni che hanno sfilato in corteo a Ravenna lo scorso 16 marzo, per ribadire un deciso NO al decreto Salvini ed alle politiche fasciste e razziste del governo.

Ci vediamo il 6 aprile a Cesena, per la manifestazione contro il fascismo di governo e il decreto Salvini! Ora e sempre resistenza!

Solidarietà alle persone arrestate a Torino dopo lo sgombero dell’Asilo Occupato e il corteo di sabato 9 febbraio

Per il corteo di sabato scorso a Torino (più di mille persone), seguito allo sgombero dello storico Asilo Occupato di via Alessandria (da sottolineare il disappunto del questore Messina, che in una bellicosa conferenza stampa si è detto sorpreso della solidarietà verso coloro che ha definito “prigionieri” dell’Asilo da parte di altri centri sociali, No Tav e studenti), sono state arrestate diverse persone: Antonello Italiano – Irene Livolsi – Giulia Gatta – Giulia Travain – Fulvio Erasmo – Caterina Sessa – Martina Sacchetti – Carlo Mauro – Francesco Ricco.
Dopo essere stato all’ospedale per le botte dei poliziotti, è in arresto anche Andrea Giuliano.
Si trovano inoltre già in carcere in isolamento, per la recente operazione “Scintilla” tesa a fermare le lotte dirette contro il CPR per migranti di Torino: Rizzo Antonio – Salvato Lorenzo – Ruggeri Silvia – Volpacchio Giada – Blasi Niccolò – De Salvatore Giuseppe.
Per ora si trovano tutti nel carcere torinese, C.C. Lorusso e Cutugno via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino TO.
Tutti riportano contusioni inferte dalla polizia durante il fermo.
Gli arrestati sono tanti, alcuni con accuse gravi che li costringeranno alla detenzione per lungo tempo.

Si chiede a tutti i solidali di sostenerli al conto
intestato a Giulia Merlini e Pisano Marco 

IBAN IT61Y0347501605CC0011856712 ABI 03475 CAB 01605 BIC INGBITD1

Per aggiornamenti (scrivere agli arrestati, contributi spese legali, iniziative)
si può fare riferimento al blog di macerie.org.

Lettera aperta all’ANPI della studiosa Claudia Cernigoi

Sono una militante antifascista dai tempi delle scuole medie (all’epoca ci si politicizzava presto erano gli anni in cui i fascisti mettevano le bombe nelle piazze e sui treni, nelle banche e, a Trieste, persino nelle scuole elementari della minoranza slovena – e qui fortunatamente senza vittime). Ho sempre visto la Resistenza ed i militanti di essa come dei modelli cui tendere, per il coraggio e la forza che avevano dimostrato schierandosi dalla parte “sbagliata” per chi stava loro intorno ma “giusta” in senso assoluto. Uno dei primi libri a segnare la mia crescita politica nell’adolescenza è stato “Senza tregua” di Giovanni Pesce, la cui colonna sonora erano “Un biglietto del tram degli Stormy six”, e “la Gap” di Dario Fo, che ne condividevano le vicende e i contenuti.
A Trieste la Resistenza era anche internazionalista, partigiani italiani e sloveni che avevano combattuto assieme, e la memoria di questa epopea è stata trasmessa negli anni dalle canzoni del Coro Partigiano Triestino Pinko Tomažič. In più di quarant’anni di lotta politiche i punti fermi che mai mi hanno abbandonato sono stati la contrarietà alle guerre, la solidarietà internazionale, l’antifascismo ed il rispetto della memoria della Resistenza.
A metà degli anni ‘90, dopo la “caduta” del muro di Berlino e la dissoluzione della Jugoslavia scattò l’offensiva contro la Resistenza, offensiva che (prima di scagliarsi contro la Resistenza italiana, vedi i libri di Pansa) iniziò con un attacco ai militanti che operarono al confine orientale, con la montatura del “processo per le foibe”, partito da denunce di una sorta di task-force che comprendeva leghisti con un passato nel neofascismo filogolpista come il sedicente ricercatore storico Marco Pirina, indicato come consulente dall’avvocato piduista Augusto Sinagra che si attivò, assieme ad esponenti delle associazioni degli esuli e dell’ormai disciolto MSI per denunciare una serie di comandanti partigiani (italiani sloveni e croati), accusati in base a prove inesistenti di avere commesso una serie di nefandezze ed addirittura un “genocidio” (come pretese il PM che condusse l’inchiesta, il simpatizzante di Alleanza Nazionale Giuseppe Pititto). Fu in quel momento che decisi di mettermi a studiare le “foibe”, perché trovavo inaccettabile che compagni partigiani, ormai di una certa età, dovessero finire sotto giudizio (ma soprattutto trattati come “mostri in prima pagina” da una certa stampa) per fatti non avvenuti, almeno non nei termini di cui parlava l’accusa di Pititto.
Il primo atto d’accusa contro questa montatura fu “Operazione foibe a Trieste”, pubblicato nel 1997, che valse a me e alla casa editrice una richiesta di danni milionaria (350 dell’epoca) da parte del giudice Pititto (il Tribunale civile poi gli diede torto, ma per poter continuare a richiederci il risarcimento Pititto rinunciò a continuare la causa che aveva iniziato, ed alla quale sembrava tenere tanto; comunque anche il “processo per le foibe” si concluse con un nulla di fatto, grazie soprattutto al lavoro di ricostruzione storica che conducemmo come consulenti della difesa), e mi valse inoltre una serie di querele (tutte archiviate) e, dulcis in fundo, anche qualche minaccia di morte ed intimidazioni varie.
Per la difesa dei partigiani accusati di essere degli “infoibatori” si costituì un gruppo di persone (tra cui cito Alessandra Kersevan e Sandi Volk, in quanto sotto tiro in questi giorni per la conferenza di Parma su cui tornerò più avanti), gruppo cui anni dopo Kersevan volle dare il nome di “Resistenza storica”, perché il nostro lavoro era, ed è tuttora, quello di fare ricerca storica resistendo alle manipolazioni ed agli stravolgimenti di coloro che usano la storia a scopi politici, per denigrare l’antifascismo e riabilitare la zona grigia se non addirittura il nazifascismo. Abbiamo lavorato per anni, consultando archivi, leggendo testi, intervistando testimoni, confrontandoci tra noi ed il lavoro che abbiamo fatto è visionabile online nella pagina http://www.diecifebbraio.info/ e nel catalogo della collana Resistenza Storica della Kappa Vu http://shop.kappavu.it/categoria-prodotto/storia-it-it-it/resistenza-storica/.
Su questi argomenti, dopo “Operazione foibe a Trieste”, nel 2005 ho pubblicato “Operazione foibe tra storia e mito” e nel 2019 “Operazione Plutone. Le inchieste sulle foibe triestine”. Nel frattempo, nel 2013 ho pubblicato uno studio sull’Ispettorato Speciale di PS “La Banda Collotti. Storia di un corpo di repressione al confine orientale”. Ho anche dato alle stampe, in autoproduzione, una serie di dossier dedicati alla storia del confine orientale a cavallo della Seconda guerra mondiale (tra i molti segnalo “La foiba di Basovizza”; “Il caso Norma Cossetto”, “In difesa di Ivan Motika” e “Dossier Maria Pasquinelli” sulle foibe istriane; ed ancora, sulla Resistenza locale “Partigiani di Guardiella” e “Le due resistenze di Trieste”; “Alla ricerca di Nemo”, sul lavoro dei servizi italiani e britannici e “Le violenze per Trieste italiana”, sul dopoguerra a Trieste) quasi tutti disponibili nella pagina http://www.diecifebbraio.info/.
Mi sono dilungata su tutto questo per una serie di motivi. Il primo è che sono francamente stufa di essere tacciata come incompetente da gente che non ha né arte né parte per valutare la mia preparazione storica; il secondo è che sono stufa che il mio lavoro non venga riconosciuto neppure in alcune sedi culturali para-istituzionali, come nell’ultimo “vademecum” sul Giorno del Ricordo pubblicato a cura dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione di Trieste, nel quale non solo non si tengono nel minimo conto le mie ricerche ma i miei libri non compaiono neppure in bibliografia.
La cosa più grave, però è stata per me leggere il comunicato della presidente dell’Anpi Carla Nespolo, che si è “dissociata” dall’iniziativa sul Giorno del Ricordo che avrà luogo a Parma il 10 febbraio prossimo. E’ dal 2006 che il Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica (con l’appoggio dell’Anpi e dell’Anppia) organizza per questa ricorrenza un evento ricco di interventi storici e culturali, filmati, musica, sempre con relatori di spessore. Quest’anno tutto ciò non va più bene: i soliti vigilantes della storia, quelli che “la storia deve essere di regime”, quindi ha diritto di parola solo chi si adegua, hanno lanciato l’ennesima polemica contro l’iniziativa, accusando i relatori e gli organizzatori di fare “negazionismo” delle foibe, in base al programma che riporto:
CONFERENZA di Sandi Volk, storico, “I morti delle foibe riconosciuti dalla legge: 354, quasi tutti delle forze armate dell’Italia fascista” LETTURA DI TESTIMONIANZE di antifascisti e partigiani VIDEO “La foiba di Basovizza: un falso storico” di Alessandra Kersevan, storica e editrice VIDEO “Norma Cossetto: un caso tutt’altro che chiaro” di Claudia Cernigoi, giornalista e ricercatrice storica
In risposta ai feroci attacchi di stampo squadristico, Carla Nespolo, lungi dall’esprimere la solidarietà dell’associazione nazionale agli antifascisti messi alla berlina, ha invece inviato un comunicato nel quale afferma che “la frase sulla pagina Facebook dell’ANPI di Rovigo (ne abbiamo parlato qui https://www.facebook.com/notes/la-nuova-alabarda/cosa-c%C3%A8-di-sbagliato-nel-post-apparso-sulla-pagina-fb-dellanpi-di-rovigo/857888964381671/che n.d.r.) e l’iniziativa di Parma non sono condivisibili e offrono uno straordinario pretesto di polemica a chi è più amico di Casapound che dell’Anpi”.
Cosa non c’è di condivisibile nell’iniziativa di Parma, presidente Nespolo? Ha letto gli studi precisi, approfonditi, circostanziati di Sandi Volk, che ha raccolto quanti più dati possibile sulle persone che sono state “premiate” ai sensi della legge sul Ricordo, dimostrando che la maggior parte dei “premiati” erano combattenti fascisti, collaborazionisti del Reich? (qui il risultato delle ricerche di Volk: http://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/questo ). Ha letto quanto abbiamo scritto (ormai sono vent’anni) sulla “foiba” di Basovizza, che E’ UN FALSO STORICO, in quanto non vi è alcuna prova che vi si siano svolte esecuzioni di massa da parte degli Jugoslavi, ma in compenso vi è sufficiente documentazione (da noi pubblicata) che dimostra che il pozzo è stato svuotato più volte e si sono trovati resti umani per un totale di 10/15 persone, alcuni dei quali in divisa tedesca? (è tutto spiegato qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/la-foiba-di-basovizza-5/letto ). Ha letto il mio studio sul caso Norma Cossetto (può anche visionare il video, si trova su Youtube), nel quale dimostro non solo che le cosiddette testimonianze (anonime) non sono attendibili ma che anche la sorella ed il cugino di Norma hanno dichiarato in più volte cose diverse e contraddittorie tra loro? (il dossier è scaricabile qui: http://www.diecifebbraio.info/2012/01/il-caso-norma-cossetto/).
L’iniziativa di Parma, scrive la presidente Nespolo, offre pretesto per le polemiche. E noi non vogliamo polemiche, ovviamente. Per non dare adito a polemiche, accettiamo che ci si dica che i partigiani erano tutti criminali, che ammazzavano rubavano e violentavano civili; che quando c’era LVI i treni andavano in orario e se abbiamo le pensioni e la tredicesima è per merito del fascismo. Accettiamo che il ministro Selfini chiuda i porti e faccia il braccio di ferro con l’Europa usando vite umane come ostaggi sequestrati su una nave per settimane: mica vogliamo fare polemiche, vero?
Ma non hanno forse scatenato polemiche gli antifascisti, quando si sono messi contro il regime di Mussolini? quando hanno continuato a pubblicare i propri giornali, fino a finire in galera? e non era polemico, Gramsci, nel suo insistere nello scrivere contro il fascismo? e Matteotti, nel suo intervento alla Camera, l’ultimo prima di essere assassinato, quante polemiche avrà scatenato? e non parliamo delle polemiche contro i partigiani armati, cui si addebitavano le responsabilità delle rappresaglie dopo le azioni armate (vedi via Rasella e le Fosse Ardeatine): altro che polemiche, hanno suscitato i partigiani durante la Resistenza. Si fossero conformati a quello che voleva il regime, non ci sarebbero state polemiche, vero Presidente Nespolo?
Ma noi non ci conformiamo. Siamo stanchi di veder offendere la lotta di liberazione ed i suoi militanti, che hanno sacrificato le proprie vita per un mondo libero. Siamo stanchi di essere discriminati, offesi, calunniati, minacciati, per le cose che scriviamo. Ma è la mancanza di solidarietà da parte di chi dovrebbe, in teoria, stare dalla nostra parte, che è la parte della verità e della giustizia, dell’antifascismo e della democrazia, quello che più ci fa star male. Non ce l’aspettavamo davvero, questa censura da parte dell’Anpi nazionale, ma ne prendiamo atto. Noi continueremo la nostra lotta di resistenza storica e culturale, non vogliamo finire in quella “zona grigia” che mette sullo stesso piano i crimini nazifascisti e le azioni partigiane e che sembra la nuova frontiera dell’Anpi nazionale, preoccupata di fronte alle “polemiche” scatenate dalla ricerca storica e non dallo squadrismo che vuole impedire agli antifascisti di parlare.
Poi ciascuno si prenderà le proprie responsabilità. Noi restiamo qui.
Claudia Cernigoi, 6 febbraio 2019.

Sfatiamo i luoghi comuni sulla questione casa!

Un luogo comune vuole che, se non ci sono case per tutt*, la colpa sarebbe delle persone immigrate che, oltre a “rubarci il lavoro”, usufruiscono loro solamente delle prestazioni sociali come il diritto alla casa.
La spiegazione di questo assunto, del tutto assurdo e immotivato, sarebbe che le istituzioni e i comuni garantiscono solamente le persone immigrate ma non i poveri italiani.
La cosa ovviamente non è vera e non sta in piedi ad una disamina complessiva e seria della questione. Sia italiani che immigrati poveri hanno le stesse identiche problematiche. Il problema casa non guarda in faccia a nessun* e alle istituzioni certo non importa di che colore hai la pelle, per le istituzioni importa solo a che classe sociali appartieni: se sei povero allora a loro di te non importa nulla, che tu sia italiano o immigrato poco importa!
Anche i numeri statistici la dicono lunga su quanto sia falsa l’affermazione che “solo agli immigrati vengono date le case”!
A Forlì il numero di persone assegnatarie di una casa popolare è di 1.483. Di questi 1288 sono cittadini italiani (86,5%), solo 166 gli stranieri extracomunitari e 22 quelli comunitari.
In tutta la Regione Emilia-Romagna i numeri sono simili.
Il problema vero, semmai, è che i governi, le istituzioni, i Comuni e l’azienda casa non fanno nulla per trovare soluzioni reali al problema, delegando tutto alla solita logica assistenziale svolta dagli enti confessionali del territorio. Da anni i Comuni non emettono bandi pubblici per le assegnazioni di case popolari, non effettuano alcuna ristrutturazione del patrimonio pubblico esistente e ancora meno spendono per costruire nuovi alloggi di edilizia popolare.
Da decenni i governi che si sono succeduti (nessuno escluso) hanno speso milioni di euro per la fantomatica “sicurezza”, per la videosorveglianza, per le cosiddette “grandi opere” (molte delle quali inutili e/o dannose) e per le missioni militari all’estero ma non hanno messo un soldo da destinare ad un serio piano di costruzione di nuove case popolari.
Questa situazione determina che sempre più persone, sia italiane che immigrate, siano costrette a dormire per strada o cercare alloggi di fortuna, spesso abbandonati e lasciati all’incuria dai proprietari pubblici o privati (in Italia ci sono la bellezza di 7 milioni di case vuote, sfitte ed inutilizzate!). Il governo in carica (Lega-5 Stelle) ha in più varato un decreto sicurezza che ha alzato di molto le pene per il reato di occupazione abusiva di alloggi vuoti. Come se la colpa fosse di chi occupa un tetto per necessità e non di un ingiusto sistema socio-economico che sfrutta le persone e crea disuguaglianze inaccettabili, e della politica che se ne frega!
E così molte persone perdono la vita all’aperto, all’addiaccio sotto le stelle, al freddo.
E’ giusto questo? No che non lo è!
Ecco perché occorre abbandonare le stupide questioni di nazionalità (il razzista “prima gli italiani”) e tornare a fare della solidarietà tra sfruttati l’unica nostra linea guida. Perché solo se ci si unisce con chi ha gli stessi nostri problemi possiamo sperare di avere la forza per pretendere un cambiamento. Altrimenti continuerà la solita guerra tra poveri, tra ultimi e penultimi, mentre chi sta in alto, al comodo di una villa con piscina e riscaldamento sempre acceso, se la riderà vedendoci scannare tra di noi.
Se guerra deve esserci, che sia almeno la guerra consapevole degli sfruttati contro i loro sfruttatori!
Smettiamola di avere vergogna perché se non abbiamo una casa la colpa non è nostra ma di questo sistema cinico e ingiusto: protestiamo, facciamo casino, facciamoci sentire, perché solo così i nostri diritti verranno rispettati. Se stiamo zitti, se stiamo fermi, continueranno a calpestarci come coloro che si credono i padroni sempre hanno fatto.

“Una Casa per Tutt*!” – Forlì

Resoconto del presidio per la casa – “Una casa per tutt*!” – di sabato 2 febbraio a Forlì

Nonostante la pioggia, circa una settantina di persone ieri pomeriggio (2 feb) hanno partecipato al presidio per il diritto alla casa – “Una casa per Tutt*!” – in Piazza Saffi a Forlì.
Direttamente sotto il Comune, si è per ore ricordata la tragica attualità della situazione abitativa di tanti individui, costretti a dormire in strada o in alloggi di fortuna (e spesso ci scappa il morto!), tra un volantinaggio ai passanti, materiale informativo, vin brulè per scaldarci, interventi al microfono, musica e cartelli di protesta che in pochi slogan hanno condensato una realtà che appartiene a sempre più persone. Si è ricordato il caso di Bruno, tuttora in lotta per vedere riconosciuto il suo diritto all’assegnazione di un alloggio, leggendo anche una sua recente lettera aperta (purtroppo Bruno era assente per un accertamenti sanitari). Si è ricordata l’inerzia del Comune e dei servizi sociali del Comune di Forlì, che trattano la questione abitativa come un’ “emergenza” delegando il tutto alla solita pelosa carità assistenziale degli enti confessionali. Non sono state dimenticate nemmeno le responsabilità dell’anagrafe cittadina, che spesso non riconosce il diritto per i senza fissa dimora di iscriversi regolarmente alla residenza fittizia indicata dal Comune, omettendo degli atti che dovrebbe invece compiere per legge. Ma si è anche attaccato l’infame decreto sicurezza del governo in carica, che oltre che associare in maniera grave l’immigrazione al termine sicurezza, sicuramente aggraverà questa situazione, gettando per strada altre migliaia di persone a cui verrà tolto ogni diritto a seguito della cancellazione della protezione umanitaria. Infine si è voluto citare i dati reali sulle assegnazioni di case popolari a Forlì, così come in tutta la Regione, che vedono una preponderante percentuale di italiani (più dell’80%) occupare regolarmente un alloggio di edilizia residenziale pubblica, a sfatare il luogo comune che vorrebbe invece che a beneficiarne fossero solo le persone immigrate. Il razzismo sociale è il peggior nemico degli sfruttati, perché li divide quando invece dovrebbero lottare assieme contro le cause del loro sfruttamento e della loro povertà: l’ordinamento socio-economico odierno che genera disuguaglianza sociale!

“Una Casa X Tutt*!” – Forlì Febbraio 2019

Deliri fascistoidi contro i partigiani – il caso Minutillo di FdI

Non pago di aver recentemente parlato di “banda di assassini” per i componenti della banda partigiana di Silvio Corbari e detto che Corbari stesso, Iris Versari, Adriano Casadei ed Arturo Spazzoli si sono meritati di finire appesi ai lampioni della piazza di Forlì, ivi tenuti per giorni come monito agli antifascisti dopo essere stati torturati ed uccisi il 18 agosto 1944 da nazisti e fascisti a Ca’ Cornio nelle colline di Modigliana e a Castrocaro, l’esimio avvocato Francesco Minutillo, dirigente di Fratelli d’Italia a Forlì (da cui nel 2016 era stato momentaneamente sospeso per alcune sparate razziste su Facebook*), si è recato mercoledì 23 gennaio sulla tomba del capitano partigiano “Bulow” (Arrigo Boldrini) al cimitero di Ravenna, offendendone la memoria, chiamandolo “criminale” e la sua “una banda di assassini e criminali”, accompagnando questi deliri fascistoidi a falsità storiche e attacchi alla Resistenza. Ricordiamo che Minutillo è quello che a Forlì collabora coi neo-nazi di Lealtà e Azione (Associazione Memento) e organizza convegni spacciati come storici ma in realtà palesemente revisionisti (come quello con il revisionista Gianfranco Stella sulle “atrocità partigiane”). Un bel personaggino, insomma!

  • il post del 2016 conteneva le seguenti parole: “(…) mentre i cani islamici ci uccidono e ci sterminano noi pensiamo a fare leggi perché i froci si possano sposare e ci scandalizziamo se un negro viene accoppato dopo aver aggredito un italiano” –[Chiaro il riferimento all’uccisione di Emmanuel, il ragazzo di Fermo ucciso a botte da un simpatizzante di CasaPound]“Solo un nuovo manifesto di Verona contro islamici e negri ci può salvare. Nuove leggi razziali e tutela della cristianità: ecco cosa dovremmo fare. Ma gli italiani popolo bue non lo faranno anche per colpa della nostra schifosa costituzione scritta dai maiali partigiani”.

VLAD – Vademecum Legale contro gli Abusi in Divisa

E’ disponibile V.L.A.D. , a cura di Alterego – Fabbrica dei diritti e Acad – Associazione contro gli abusi in divisa.
VLAD – Vademecum Legale contro gli Abusi in Divisa è il Vademecum diretto a tutte le persone attive nei movimenti sociali dal basso (e non solo), racconta dei diritti che ogni individuo ha quando incontra le Forze di Pubblica Sicurezza e dei doveri che queste ultime DEVONO rispettare.
Un piccolo contributo a tutte e tutti in un periodo storico sempre più cupo.

Clicca quì per scaricare il Vademecum V.L.A.D. 
http://www.abusivlad.it/

Forlì – Una Casa X Tutt*! – Presidio SAB 2 FEB

35.000 nuclei famigliari in attesa di una casa popolare in Emilia-Romagna (stime Acer);

Più di 850 nuclei famigliari in attesa solamente a Forlì;

Migliaia di persone sfrattate perché perdono il lavoro o non possono pagare gli affitti da rapina che il mercato immobiliare pretende;

Rialzo dei canoni d’affitto, da parte della giunta regionale del PD, per chi una casa popolare già l’abita;

Circa 7 milioni di abitazioni vuote o invendute in Italia!
Ma il governo in carica ha aumentato le pene per chi, in stato di bisogno, occupa un immobile abbandonato;

Introduzione dell’assurda norma (volutamente razzista ma che colpisce anche i senza fissa dimora italiani) dei tre anni di residenza in Regione per l’accesso alle case popolari;

Bandi pubblici emessi col contagocce: a Forlì è dal 2013 che non c’è un bando per le case popolari; mentre le assegnazioni speciali per le emergenze abitative non vengono fatte con la scusa della mancanza di soldi; Eppure la Regione a settembre e dicembre ha inviato ai comuni centinaia di migliaia di euro per la manutenzione delle proprietà Erp ! Ma i soldi pubblici (milioni di euro!) vengono investiti nella “sicurezza”: telecamere, fibre ottiche, pattuglie “antidegrado”, pulitura dei muri dai graffiti…

Unica risposta all’“Emergenza Freddo” (come se il freddo d’inverno fosse imprevisto!): un ente confessionale finanziato con soldi pubblici che fornisce dormitori inadeguati, posti disponibili insufficienti e permanenza limitata (alle 8 di mattina gli “ospiti” vengono buttati fuori; inoltre la permanenza nei dormitori è limitata a circa un mese, dopodiché si deve lasciare il letto ad altri);

Come conseguenza di tutto ciò, morti in strada sempre più frequenti: come Franco Lotti, di 67 anni, morto nel dicembre 2011 a Forlì; e Imo Obinna, trovato senza vita in una colonia di Cesenatico questo novembre dopo essere uscito dal sistema di “accoglienza”.

BASTA PRESE IN GIRO ! FUORI LE CASE POPOLARI !
L’UNICA POLITICA ABITATIVA CHE CI SERVE: UNA CASA PER TUTT*

Comitato “Una Casa Per Tutt*!” Forlì
unacasaxtutti@autistici.org

Stamattina Presidio Solidale davanti al Tribunale di Forlì

Stamattina, 23 gennaio, un nutrito gruppo di solidali ha effettuato un presidio davanti all’entrata principale del Tribunale di Forlì. Occasione: l’apertura del processo a carico di alcune persone, accusate a vario titolo di essersi opposte all’apertura in via Albertini a Cesena di una sede di estrema destra, neofascista, avvenuta circa un anno fa. Volantinaggio e striscione a ribadire la solidarietà nei confronti delle persone accusate!
Per noi dell’Assemblea Antifascista di Cesena, come abbiamo avuto modo di dire e scrivere più volte, è il fascismo – vecchio o nuovo che sia – a non avere cittadinanza nella città in cui abitiamo! Crediamo fermamente che il fascismo, il razzismo, il sessismo, l’omofobia, la violenza contro le diversità, l’autoritarismo più becero non debbano trovare spazio, né a Cesena né altrove.
In tante e tanti ci siamo mobilitat* fin da subito contro la deriva xenofoba e fascistoide della società in cui viviamo. Per questo, il processo che si è aperto stamane lo percepiamo non solo come diretto contro alcune persone in particolare ma anche contro i valori dell’antifascismo stesso: un tentativo di zittire ed affossare una lotta collettiva e partecipata, che sta andando avanti da tempo, contro questi rigurgiti nefasti.

Assemblea Antifascista di Cesena